Amelia Earhart e le altre pioniere, ossia quando le donne presero il volo.

Il mistero della scomparsa della leggendaria pilota Amelia Earhart, giovedì 8 marzo, viene risolto. Una nuova analisi sulla rivista “Forensic Anthropology” condotta da Richard Jantz, del Centro di Antropologia Forense all’Università del Tennessee ha riesaminato, attraverso un moderno e sofisticato programma informatico forense chiamato “Fordsic”, i resti umani trovati nel 1940 su una remota isola dell’Oceano Pacifico, zona dove la famosa pilota americana aveva fatto perdere le sue tracce nel 1937 mentre volava sopra il Pacifico. Si è stabilito così che quelli potrebbero essere davvero i resti di Amelia grazie al confronto della lunghezza delle ossa di Amelia a partire da alcune sue fotografie e dai suoi vestiti. E così Amelia Earhart, prima donna aviatrice a volare in solitaria attraverso l’Oceano Atlantico, sembra che sia naufragata e morta nell’isola di Nikumaroro mentre stava cercando di ultimare gli ultimi 11 mila chilometri insieme al copilota Fred Noonan del primo “giro del mondo” in aeroplano. A suo tempo il clamore della sua scomparsa fu enorme e altrettanto grande il mistero che è sopravvissuto fino ai giorni nostri. Quando svanisce nel Pacifico, infatti, Amelia è famosissima, specialmente perché comincia a sfidare i cieli negli anni Venti ossia nel periodo d’oro degli inizi dell’aviazione civile. Il fatto che sia una donna, inoltre, a fare quello che fanno pochi uomini la rende un’icona dei movimenti femministi negli Stati Uniti, ancora oggi. Forse è solo una coincidenza il fatto che la scoperta sia avvenuta il giorno internazionale della donna ma, anche se così non fosse, è giusto celebrare gli eroi, ed in questo caso le eroine, che hanno fatto la storia, e di sicuro la figura di Amelia è quella di un’eroina che ha saputo anticipare i tempi: sua l’ardita impresa nel 1932 di trasvolare in solitaria l’oceano Atlantico (la stessa che Lindbergh fece pochi anni prima, nel 1927). Fino al 1932 nessun pilota infatti, a parte Lindbergh, aveva mai compiuto la trasvolata dell’Atlantico in solitaria, lei ci riesce, volando da Terranova (Canada) a Londonderry (Irlanda del Nord), dove arriva il 21 maggio 1932, dopo un volo di quasi 15 ore. L’impresa le valse il soprannome di Lady Lindy. Amelia Earhart offre altri assaggi di avventura anche nel 1931 a bordo di un autogiro Pitcairn PCA-2 con cui stabilisce il record mondiale di altitudine (5613 metri) e con i voli che effettua ne1 1935: da Honolulu a Oakland (California) tra l’11 e il 12 gennaio, da Los Angeles a Mexico City il 19 e il 20 aprile, infine da Mexico City a Newark (New Jersey). A questo punto è la prima donna al mondo ad aver effettuato voli in solitaria nel Pacifico, ma anche la prima ad aver volato in solitaria sia l’Oceano Pacifico, sia l’Oceano Atlantico. Il suo sogno più grande rimane però quello il giro del mondo in aeroplano. Inizia l’impresa, ma raggiunti circa i due terzi del viaggio, oltre 35000 chilometri, scompare per non tornare più, almeno fino ad oggi.

Foto: SDASM Archives/Flickr

Ricordata tutt’oggi come eroina americana nonché come uno dei più capaci e celebrati aviatori del mondo, Amelia è un esempio di coraggio e spirito d’avventura tutto al femminile in un campo che allora era aperto principalmente agli uomini. All’inizio del secolo scorso, infatti, poche donne osavano sfidare le convenzioni sociali; alcune di loro però, hanno portato avanti con determinazione un sogno, e sono entrate a far parte della storia dell’aviazione.

Non sono Amelia però ma anche Harriet, Elyse, Bessie, Shaesta e Pamela: nomi simbolo di primati, avventura e coraggio che hanno deciso di ignorare il gender gap e di conquistare il proprio posto nel mondo, controllando la cloche di un aereo.

Harriet Quimby, classe 1875, fu la prima donna ad ottenere la licenza di pilota negli Stati Uniti. Fu anche la prima donna a volare attraverso il Canale della Manica, ma il contemporaneo e tragico affondamento del Titanic, le tolse all’epoca l’onore delle cronache.

Elyse De la Roche fu la prima donna al mondo ad aver ottenuto un brevetto di volo riconosciuto dalla FAI (International Aeronautics Federation). Nel 1908, all’età di 26 anni, assiste per la prima volta alle dimostrazioni di volo di Wilber Wright e ne resta letteralmente folgorata: da quel momento deciderà che vuole imparare a volare. Nonostante alcuni incidenti di varia gravità la costringano al riposo per periodi più o meno lunghi nella sua carriera di aviatrice, Elyse non smette mai di mettere mano al volante e librarsi in volo, assume inoltre il ruolo di autista per l’esercito durante la prima guerra mondiale e successivamente, nel 1919, batte il record femminile di altitudine alzandosi a 4800 metri di quota a bordo di un piccolo biplano.

Elizabeth “Bessie” Coleman, soprannominata Brave Bessie o Queen Bess, fu la prima aviatrice afroamericana della storia a conseguire, inoltre, anche la licenza di pilota internazionale. Affascinata dai racconti dei piloti con cui lavorava come manicurista nacque in lei una forte curiosità e, una volta trasferita in Francia, poiché l’ingresso alle scuole di volo americane le era negata a causa del suo sesso e della sua razza, fu addestrata al volo su un biplano Nieuport tipo 82. Tuttavia all’epoca, per chi voleva volare, c’era un solo campo dove tentare la fortuna: i voli acrobatici. Prese lezioni in Europa per poi tornare in America ad eseguire manovre spericolate che le valsero il soprannome di “Queen Bess”. Il cielo è “l’unico luogo in cui non ci sono pregiudizi”, diceva.

Shaesta Waiz, prima donna afgana vivente, gira invece oggi il mondo in solitaria per portare avanti il suo obiettivo ossia infondere fiducia nell’istruzione promuovendo le materie STEM, scienza, tecnica, ingegneria e matematica, materie importanti e fondamentali per il lavoro di domani, sia degli uomini, sia delle donne. Italiana invece la prima donna pilota di elicotteri da guerra, nello specifico un “Mangusta AW 129”, Pamela Elena Sabato che in Afghanistan svolge operazioni di esplorazione, scorta e ricognizione in supporto alle forze di terra.

Perché fin da piccoli, senza limitazioni di sesso o razza, quando si ha il desiderio di volare, non si può non volgere il naso all’insù, osservando gli uccelli e gli aerei che solcano il cielo, sognando quel giorno in cui si potrà controllare davvero la cloche di un aeromobile librandosi in quel unico posto, citando nuovamente Queen Bess, non ci sono pregiudizi.

 

 

Ammiraglio Giuseppe De Giorgi


Fonti:

http://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/biotech/2018/03/08/identificati-i-resti-della-leggendaria-pilota-amelia-earhart_10130bbb-7b59-4e80-9fcf-d0a372e9a158.html

http://www.repubblica.it/scienze/2018/03/08/news/_ci_fu_un_errore_quelli_sono_i_resti_di_amelia_earhart_svelato_un_nuovo_tassello_sulla_morte_dell_aviatrice-190767258/

https://www.ilmattino.it/esteri/news/chi_amelia_earhart_8_marzo_2018-3593779.html

https://www.deabyday.tv/hobby-e-tempo-libero/viaggi/article/3097/Donne-contro-gli-stereotipi–le-pioniere-dell-aviazione.html

https://www.vanillamagazine.it/8-donne-pioniere-dell-aviazione-unite-dallo-stesso-tragico-destino/

http://www.viaggiatorisidiventa.it/donne-pioniere-dal-primo-brevetto-di-volo-al-primo-giro-intorno-al-mondo/

https://www.giannellachannel.info/donne-aviazione-storia-altra-meta-in-cielo-capitolo-uno/

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