Ammiraglio Cavo Dragone – Audizione Parlamentare delle Linee Programmatiche Della Marina Militare Italiana

“A poche settimane dalla mia nomina a Capo di Stato Maggiore della Marina, sono davvero lieto dell’opportunità che mi viene data di presentare le linee programmatiche della Marina Militare e di portare a Voi il più cordiale saluto delle donne e degli uomini militari e civili – che sono onorato di avere sotto il mio Comando – impegnati quotidianamente per la libertà e la sicurezza del Paese, nonché del personale delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera.

In occasione dei nostri incontri durante la mia precedente esperienza al Comando Operativo di Vertice Interforze, ho personalmente sperimentato come il confronto con Voi costituisca non solo un passaggio istituzionale fondamentale, ma anche un’occasione di arricchimento di straordinaria importanza ed irrinunciabile per chi come me si accinge a responsabilità di Comando essenziali per i cittadini italiani e il nostro Paese.

Il Presidente della Repubblica, in occasione della Giornata della Marina Militare del 10 giugno scorso, ha ricordato come la Marina costituisca “con i suoi mezzi tecnologicamente avanzati, i suoi uomini e le sue donne, uno degli assetti di eccellenza e il mare rappresenti sempre più una dimensione strategica e, per il nostro Paese in particolare, posto al centro del Mediterraneo, una risorsa imprescindibile”.

Viviamo infatti una fase storica di forte accentuazione della dimensione strategica del mare. Attori globali (Stati Uniti, Cina e Russia) e regionali (Paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo Persico, Iran, Egitto e Turchia) sono oggi impegnati in una corsa ad acquisire il controllo delle SLoCs (Sea Lines of Communications), indispensabile per la proiezione delle forze militari e degli interessi economici, nonché per la deterrenza nei confronti di fenomeni di instabilità, quali pirateria, traffici illeciti, movimenti jihadisti e terrorismo.

Nel mondo l’80% circa delle merci si muove su nave. Anche il commercio di prodotti energetici non è da meno: ben oltre il 50% del greggio viaggia attraverso rotte marittime, transitando giornalmente da stretti e canali, che divengono elementi critici essenziali, a causa delle possibili ripercussioni che il loro blocco, anche temporaneo, avrebbe sul mercato energetico e sull’economia globale.

Al centro del dibattitto europeo e internazionale vi è la creazione di una governance del mare, una regìa istituzionale che si occupi degli affari marittimi e garantisca una migliore gestione del dominio marittimo. Francia, Spagna, Portogallo e Grecia hanno già intrapreso questa strada, dotandosi di strutture dedicate per le questioni marittime. In Italia è aperto dibattitto sulla creazione di un’Autorità nazionale o di un Segretario Generale competente per il mare. Al riguardo, la Marina Militare è pronta a offrire l’esperienza maturata anche con la creazione del “Dispositivo Interministeriale Integrato di Sorveglianza Marittima” (c.d. DIISM) presso la Centrale Operativa della Marina, sistema di compilazione e condivisione di tutto ciò che accade sul mare.

Per l’Italia, la dimensione strategica del mare assume dunque una valenza del tutto particolare.

Questa “corsa” degli Attori internazionali a garantirsi posizioni “chiave” si sviluppa proprio in un’area per noi di primario interesse, il cosiddetto “Mediterraneo allargato” che, oltre al tradizionale “Mare nostrum” comprende il Mar Rosso, il Mar Arabico e il Golfo di Guinea in quanto accessi fondamentali al bacino mediterraneo e arterie essenziali del commercio internazionale tra l’Europa e l’Asia.

Il nostro Paese scambia l’80% delle merci via mare (232,5 mil. t.); ha l’11a flotta mercantile del mondo e la 3a flotta peschereccia europea (con oltre 12.700 battelli e 60.000 addetti che operano nel settore); è interessato da flussi illegali, dalla sempre incombente minaccia terroristica, nonché da una forte pressione migratoria proveniente dal Nord Africa che, tuttavia, costituisce soltanto un effetto immediato del più cogente problema dello squilibrio demografico Nord – Sud, che dovremo governare nel futuro.

L’Italia non può dunque esimersi dal giocare un ruolo importante sul mare per agire a tutela del libero movimento delle merci e dei suoi legittimi interessi strategici; aspetti fondamentali per la sicurezza e l’economia del Paese.

In questo scenario, la Marina Militare è certamente un “assetto di eccellenza” ed irrinunciabile per affrontare le sfide alla pace e alla sicurezza.

Nel Mediterraneo, la Marina opera mediante il dispositivo ‘Mare Sicuro’, che fornisce anche raccolta informativa, attività di deterrenza e di contrasto alle organizzazioni criminali dedite ai traffici illeciti, tra cui la tratta di esseri umani. La “Vigilanza Pesca” è un’altra area di intervento che tocca un settore sensibile della nostra economia. Il dispositivo della Marina Militare, in pieno coordinamento con l’impegno complessivo della Difesa, è gestito dalla centrale operativa – CINCNAV – che è il cuore dell’intero sistema navale italiano e l’occhio dell’Italia nel Mediterraneo.

Nel Corno d’Africa, la Marina Militare è parte integrante dell’European Naval Force Somalia – Operazione Atalanta (Autorizzata con la Risoluzione delle Nazioni Unite 1814 del 2008), che ha il compito di contrastare gli atti di pirateria o di rapina armata nell’Area di Operazioni.

La Libia, la Tunisia, la Somalia, Gibuti sono altrettanti teatri di operazioni bilaterali e multilaterali, sotto l’egida dell’Unione Europea, della NATO e della Nazioni Unite, dove la Marina offre un contributo importante e qualificato. Nell’ambito dell’operazione “Mare Sicuro” (ex “Nauras”), una nave militare italiana staziona in maniera permanente nel porto di Tripoli per dare assistenza alla Guardia costiera libica e favorire la formazione del personale locale.

Come sappiamo, la minaccia è in uno stato di continua evoluzione. Solo per citare le manifestazioni più recenti. L’ISIS è risorto in Libia a testimonianza della resilienza di un fenomeno terroristico che si trasforma e adatta, e che non può certamente considerarsi estinto. Lo stretto di Hormuz è un focolaio di tensioni dagli sviluppi imprevedibili e per il quale si sta ventilando l’ipotesi di un pattugliamento navale internazionale per assicurare la libertà di navigazione. Il contrasto turco-cipriota si è riacceso sullo sfruttamento delle risorse marine e sullo sfondo sono latenti analoghi confronti fra Libano e Israele, Kenya e Somalia. Nel Mediterraneo, i flussi illegali coinvolgono senza soluzione di continuità traffici di persone, armi, greggio e attività terroristiche. La minaccia viene principalmente dal mare e lì dobbiamo essere pronti.

La Marina Militare ha l’obbligo di operare, con efficacia e rapidità, laddove sarà necessario e ci verrà richiesto.

La visione strategica che Vi offro è dunque quella di una Marina Militare orientata a sostenere l’impegno nazionale e internazionale per fronteggiare le sfide alla pace e alla sicurezza. Nella prospettiva di offrire un valore aggiunto sempre maggiore anche nell’azione di contrasto ai flussi illegali nel Mediterraneo e nelle aree strategiche internazionali, la Marina Militare sarà chiamata a sostenere ancor di più la dimensione interforze della Difesa e ad accrescere l’integrazione nel dispositivo nazionale e i livelli di interoperabilità con le forze navali dei Paesi amici ed alleati. La cooperazione nella dimensione navale ha potenzialità davvero importanti e non ancora pienamente espresse. E’ una direzione che richiede un approccio aperto e flessibile all’integrazione e che, se adottato con determinazione, darà risultati importanti sul piano delle prospettive operative, senza necessariamente ricorrere a risorse aggiuntive. In tale contesto, intensificheremo i contatti e la cooperazioni a livello istituzionale nazionale ed internazionale.

La Marina Militare dispone già oggi di una rete di contatti importante: rapporti di cooperazione e di collaborazione con 45 Nazioni e partecipa al network di scambio informativo sul traffico marittimo che unisce 36 Marine di tutto il mondo (il c.d. Virtual Regional Maritime Traffic Centre – Trans Regional Maritime Network (V-RMTC – T-RMN) per accrescere la consapevolezza di ciò che accade sul mare e incrementare conseguentemente la sicurezza marittima.

Tale impianto andrà ulteriormente ampliato ed approfondito.

Sono profondamente convinto dell’importanza di valorizzare un aspetto identitario della Marina Militare: la sua vicinanza ai cittadini e alla collettività. Volendo citare di nuovo il Presidente della Repubblica, i marinai sono un “patrimonio prezioso di persone impegnate a tutelare libertà e sicurezza, presenti nel momento del bisogno, anche a supporto della popolazione civile’”.

La Marina svolge attività di supporto a seguito di situazioni di straordinaria necessità e urgenza, come eventi sismici, atmosferici di particolare gravità o antropici come, spesso, gli incendi boschivi. In tale ambito, la Centrale Operativa del Comando in Capo della Squadra Navale assicura, quando richiesto, anche l’attivazione e l’esecuzione dei piani di emergenza per l’evacuazione della popolazione da zone pericolose.

Grande attenzione prestiamo anche agli aspetti sociali: svolgiamo attività a bordo di imbarcazioni a vela a favore di persone affette da disabilità o che vivono condizioni di disagio psichico e emotivo; collaboriamo con ONLUS per interventi clinici a favore di bambini e adolescenti affetti da gravi malformazioni. Nelle mie precedenti esperienze di Comando, ho maturato la profonda convinzione che lo scambio di esperienze con Associazioni, quali HSA (Handicapped Scuba Association), AIPD (Associazione Italiana Persone Down), Volare senz’ali e Autismo di Livorno, e la vicinanza con persone e bambini, la cui vita è molto più difficile della nostra, sia non solo un impegno etico doveroso, ma una straordinaria fonte di arricchimento reciproco.

E’ dunque un settore che intendo approfondire e sviluppare.

L’obiettivo è anche di contribuire a far crescere sempre di più la fiducia verso le Forze Armate, già triplicata nell’ultimo biennio (Rapporto Eurispes). L’opinione pubblica deve percepire e conoscere da vicino le donne e gli uomini della nostra Marina Militare, che sono impegnati nelle missioni di pace all’estero, nel contrasto al terrorismo e nelle attività di protezione nazionale, con grande professionalità e spirito di sacrificio. Sono storie positive; sono interpreti di valori autentici; sono modelli di riferimento per i nostri giovani, i nostri ragazzi. La Marina Militare dovrà essere sempre più aperta alla società civile e molto vicina ai giovani, che sono il futuro e la nostra prima responsabilità.

La Marina Militare, quale elemento integrante del Sistema Paese, è strumento di diplomazia marittima e dovrà essere sempre più strumento della diplomazia economica. Le campagne navali e la nostra nave scuola, l’Amerigo Vespucci, sono un efficace strumento di penetrazione all’estero, perché riflettono e valorizzano l’imprenditoria, la cultura, le eccellenze industriali e tecnologiche del nostro Paese. La crescita della nostra presenza nei mercati internazionali attiva il volano virtuoso per l’intero cluster tecnologico nazionale – l’industria della Difesa, i Centri di ricerca universitari, il Ministero della Difesa e le altre Amministrazioni interessate – che concorrono al posizionamento dell’Italia nei mercati terzi di interesse strategico.

La Marina Militare sarà proattiva nel promuovere l’industria della difesa, la ricerca e l’innovazione tecnologica anche in una chiave di rinnovata attenzione a sfide di grande attualità, quali lo sviluppo digitale per la sicurezza dello spazio cibernetico e il concreto impiego “dual use” delle tecnologie e dei mezzi a favore della collettività nazionale.

La tutela dell’Ambiente marino costituisce una priorità da tutti condivisa. La Marina non mancherà di ampliare il suo contributo. Approfondiremo le attività di monitoraggio dei parametri ambientali marini, di supporto alla strategia ambientale marittima, ricorrendo anche a nostri Enti Tecnici specialistici, quali l’Istituto Idrografico Militare e il Centro di Supporto e Sperimentazione Navale.

La linea di pensiero che ci ispira è quella di una “flotta verde”, di cui è parte integrante l’utilizzo di tecnologie per un impiego dello strumento marittimo sicuro, pulito e sostenibile. In questa cornice si inseriscono scelte ispirate alla “sostenibilità ambientale”, quali combustibili alternativi, misure “Energy Saving”, tecnologie di “eco-design” e “Ship Recycling”.

La volontà è di disporre di uno Strumento aeronavale bilanciato, equilibrato, in linea con i piani di sviluppo concordati in seno a NATO e UE, e adatto a impieghi duali.

Nel Mediterraneo e nell’area del Golfo Persico, senza voler volgere lo sguardo a quanto sta accadendo nel Pacifico, stiamo assistendo ad un diffuso rafforzamento dello strumento navale, come non accadeva da molto tempo. Francia, Spagna, Turchia, Algeria, Egitto, Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi hanno programmato e effettuato importanti investimenti nell’industria navale e subacquea della Difesa. La Legge Navale del 2014 mantiene l’Italia allineata, sul piano dello strumento militare, ad una tendenza ormai più che generalizzata nel cosiddetto “Mediterraneo allargato”.

Tuttavia, una Marina Militare all’altezza delle sfide che abbiamo di fronte non può prescindere da alcune premesse che riguardano il suo funzionamento.

  • Il mantenimento del personale su livelli adeguati. L’obiettivo di giungere a 26.800 unità entro il 1 gennaio 2025 è stato fissato in una fase storica diversa da quella attuale e, oggi, non appare realistico alla luce delle attuali esigenze della Marina e degli impegni in materia di sicurezza e di stabilizzazione che l’Italia è chiamata a sostenere.

Un dato comparato: la Turchia impiega 44.000 marinai; il Regno Unito conta 39000 effettivi; la Francia prevede 35000 unità; la marina spagnola imbarca circa 26000 marinai con un teatro d’azione e esigenze operative molto più limitati dei nostri.

Nonostante l’ampio spettro di attività geografica e strategica, la Marina Militare italiana sarebbe la più piccola in termini relativi, pari al 17 % del totale delle Forze Armate.

  • La realtà operativa: missioni di pace, interventi di coalizione o di pattugliamento internazionale, azioni di contrasto ai flussi illegali, attività di formazione delle marinerie dei paesi amici, alimentazione dell’impegno interforze della Difesa e impegno nelle emergenze nazionali è uno spettro non esaustivo del raggio di intervento della Marina.
  • La piena disponibilità della Capacità della Portaerei, da equipaggiare con i 15 F-35B previsti per la Marina Militare. Si tratta di una realtà operativa comune a gran parte dei Paesi alleati ed è quindi una componente fondamentale per assicurare l’integrazione e l’interoperabilità dello strumento navale nelle dinamiche atlantiche, nonché la difesa della flotta navale. Gli F-35B sono un elemento indispensabile per il conseguimento della capacità operativa della Portaerei, che rappresenta una base operativa avanzata, disponibile sempre ed ovunque, un “aeroporto in mare aperto” dal quale proiettare capacità della Difesa ovunque sia necessario. Ma essa è anche un centro di Comando flessibile ed efficace per intervenire con rapidità in caso di crisi internazionali e calamità. L’integrazione e l’interoperabilità nella cornice nazionale e con le marine dei Paesi amici ed alleati richiede la piena disponibilità di tali mezzi e l’autonoma capacità di gestirli. E’ dunque un tassello operativo irrinunciabile perché qualifica il rango di una Marina e più in generale di una Difesa sul piano internazionale. Al riguardo mi sento di condividere con voi la mia soddisfazione per il recente avvio di questa importante attività, la capacità Portaerei, con il prosieguo, in linea con le tempistiche, dei lavori di ricondizionamento del Cavour all’imbarco del F-35B e l’inizio dell’addestramento/ricondizionamento del primo nucleo di piloti e tecnici provenienti dalla linea STOVL AV8B.
  • La “sostenibilità”: occorre anche assicurare la possibilità di un turn over “sostenibile” del personale, che già oggi affronta periodi di mare più lunghi del previsto, lontano dalle famiglie, e con un trattamento economico non rispondente al sacrificio richiesto. La necessità che il servizio della Patria richieda e giustifichi “sacrifici” connaturati allo stato giuridico di militare (trasferimenti ripetuti, disponibilità immediata) non è certamente in discussione; ma non possiamo giungere ad una compressione dei diritti soggettivi e ignorare che ciò rischia di indebolire la coesione morale della compagine militare.

Alla luce di tali considerazioni, una riflessione è necessaria ed urgente. Le stime di circa 30.000 militari, rappresentate dal mio predecessore in quest’Aula, sono coerenti con il quadro descritto e da me pienamente condivise.

  • Il personale civile: rappresenta un asset fondamentale per la Marina nonché un patrimonio di competenze e professionalità che risulta indispensabile non solo per la manutenzione navale presso i tre Arsenali, ma anche per le attività di studio, sperimentazione, ricerca applicata e produzione cartografica svolte presso i Centri tecnici e l’Istituto Idrografico della Marina. Le attuali 9000 unità, già oggi insufficienti, sono destinate a ridursi ulteriormente nella prospettiva di una contrazione dell’organico a 20.000 unità per tutta la Difesa.
  • le risorse finanziarie. E una sfida che va affrontata anche su un piano più ampio e costruttivo. La mia convinzione è che le prospettive finanziarie, tecnologiche e industriali offerte dall’Unione Europea, con strumenti quali la PESCO, l’EDA, l’EDF, offrono potenzialità importanti, che dobbiamo saper cogliere. Mi limito a menzionare gli esempi dell’European Patrol Corvette e del “HARbour & Maritime areas Surveillance and PROtection”. La chiave di volta è un approccio di sistema che coinvolga in maniera sinergica l’Industria, le articolazioni della Difesa, le Amministrazioni, la rete estera e, soprattutto, abbia il pieno supporto delle istituzioni.

Le risorse per l’infrastruttura di supporto e di manutenzione della Marina Militare costituiscono un aspetto cruciale. Il programma di ammodernamento delle basi navali, di recupero del parco alloggiativo per il personale in servizio lontano da casa, di riconversione tecnologica delle capacità industriali degli Arsenali Marittimi e dei poli tecnici della Marina Militare (“Piano Brin”), è attualmente finanziato in maniera insufficiente: a fronte di un’esigenza di 70 M€ annui sono disponibili solo 13 M€.

Siamo pienamente consapevoli delle gravose responsabilità e di quanto l’Italia e i nostri cittadini contino sulle donne e gli uomini della Marina Militare che, vi posso assicurare, non faranno mai mancare il loro impegno e la totale dedizione alla Patria.

Al termine di questo mio intervento, sarebbe un onore poterVi avere come ospiti al Regional Seapower Symposium ’19 fra le Marinerie del Mediterraneo e del Mar Nero (Venezia, 15 – 18 ottobre 2019), che riunisce i vertici di oltre 70 Marine (non solo amiche o alleate), nonché decine di Organizzazioni internazionali, rappresentanti pubblici e privati del cluster marittimo etc. I temi che verranno trattati quest’anno verteranno sull’evoluzione del concetto di potere marittimo, sulla validità e attualità delle “leggi del mare” in vigore e sulla riorganizzazione delle Marine in funzione delle nuove sfide e minacce.

Dal mio canto desidero ringraziarVi per il sostegno e la vicinanza, che rappresenta una condizione fondamentale per mantenere la rotta e raggiungere i risultati che il Paese si attende.

Vorrei infine concludere con un’espressione del Capo dello Stato, a me molto cara: “la Marina testimone, contemporaneamente della cultura italiana e dei valori della Costituzione”.

E’ un sentimento che noi Comandanti della Marina sentiamo come nostro, che ci guida nelle scelte e che ci rende orgogliosi”.

Amm. Giuseppe Cavo Dragone, 30/07/2019

 

in questo link potrete trovare un approfondimento

Precedente Sea Shepherd partners with Namibia to combat fisheries crime Successivo Overshoot day: abbiamo una sola Terra, ed è in prestito alle generazioni future