Cosa potrebbe cambiare sul piano operativo sul controllo dei flussi migratori?

Con gli accordi di Malta del 23 settembre 2019, si apre uno spiraglio importante per superare i vincoli del trattato di Dublino che prevede che sia il Paese di primo ingresso a gestire in via permanente gli immigrati arrivati via mare o via terra (attraverso le frontiere di nord est).

Un aspetto che merita particolare attenzione è che l’apertura alla ridistribuzione fra gli Stati che aderiscono all’iniziativa di Malta riguarda solo chi arriva tramite Navi che effettuano soccorsi in mare (Navi Militari/Mercantili/Navi ONG) e non coloro che vengono sbarcati clandestinamente dai cosiddetti “barchini” direttamente sulle nostre coste, eludendo la sorveglianza delle unità di Frontex.

Il problema è che la grande maggioranza dei migranti clandestini via mare entra in Italia direttamente dalle nostre coste e non tramite le navi delle ONG o della Marina, Capitaneria etc. Se non si riprende il controllo delle coste, la “platea” a cui attingere per ridistribuire i migranti fra le varie nazioni sarà rappresentata da una quota molto ridotta. Se prima di Malta gli “sbarchi fantasma” sono stati considerati un male minore dai Governi che preferivano enfatizzare la riduzione degli arrivi delle Navi di Soccorso (ONG in primis), rispetto al totale degli ingressi illegali, ora la situazione e la stessa narrazione del tema contrasto all’immigrazione clandestina dovrà necessariamente cambiare, se si vuole ridistribuire in Europa un maggior numero di migranti clandestini.

Ciò impone in primo luogo di rivedere il sistema di sorveglianza in mare per evitare gli sbarchi incontrollati direttamente sulle coste, schierando nuovamente le Navi della Marina Militare sulle rotte di transito dei barchini (rotte dalla Tunisia, dalla Libia e dall’Egeo) e stringendo le maglie del dispositivo di controllo costiero di Frontex nelle acque territoriali e contigue italiane.

Si dovrà tornare quindi a uno schieramento simile a quello adottato per Mare Nostrum, anche se con un profilo mediatico molto più basso.

Al di là delle clausole per la ridistribuzione decise a Malta, prevenire lo sbarco diretto e incontrollato di stranieri sulle nostre coste risponde comunque a ovvie esigenze di sicurezza in termini di contrasto alla criminalità e di filtro sanitario, anche se è necessario mettere in conto che immagini di navi militari, in aggiunta a quelle delle ONG, che sbarcano migranti o ne accompagnano l’approdo su barchini nei nostri porti potrebbero essere vissute con difficoltà da una parte dello schieramento di Governo che aveva condiviso la narrazione dei porti chiusi (chiudendo un occhio sugli arrivi fantasma).

In sintesi, intercettare i barchini prima che arrivino in Italia è necessario e conveniente, per le ragioni di cui sopra ed è tecnicamente fattibile come ha dimostrato l’esperienza di Mare Nostrum (che pose fine all’infiltrazione diretta senza controlli), ma richiede un cambio radicale della narrazione sul controllo dei flussi migratori in generale.

 

Ammiraglio Giuseppe De Giorgi

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